Le strade
Strade di Storia
Le antiche vie della Basilicata

Gli antichi viaggiatori, che
percorrevano le nostre strade camminando a piedi, sono forse stati gli ultimi
ad ammirarla nel suo vero splendore.
Vogliamo viaggiare attraverso la Basilicata rispettandone il ritmo, e quindi abbiamo deciso di presentarvela ripercorrendo idealmente le sue antiche vie, perché riteniamo che una strada antica non va intesa unicamente come testimonianza di un glorioso passato, ma anche come effettiva via di comunicazione di quella cultura, vero elemento di coesione e rappresentazione di identità e memoria storica che va appresa, conservata e
trasmessa alle generazioni future.
Ripercorrere l’antica viabilità può rivelarsi interessante sia per la conoscenza del territorio dal punto di vista storico-archeologico, sia per contestualizzare diverse testimonianze all’interno di un processo politico ed economico, segnato dalla costruzione di arterie imperiali.
Alla fine del I sec. a.C. su Brindisi convergono due vie:
- La prima una mulattiera che si inerpica tra le montagne dell’Irpinia, Via Minucia, in parte poi sostituita dall’Appia Traiana e dall’Aurelia Aeclanensis. La trasformazione della variante Traiana dell’Appia da mulattiera in strada attrezzata consente di ridurre l’attraversamento dell’Appennino all’entroterra irpino, percorrendo la costa adriatica da Canosa a Brindisi. L’Aurelia Aeclanensis da Mirabella Eclano (AV) passa per Masseria S. Eleuterio, Ascoli Satriano e Ordona, dove si allaccia alla strada per Venosa.
- La seconda la Via Appia antica per Venosa e Taranto. All’incirca i comuni coinvolti dal suo passaggio, entro i confini della Basilicata, sono: Melfi, Rapolla, Venosa, Palazzo San Gervasio, Banzi e Genzano di Lucania.
Nel 312 a.C. con Appia si intende la strada consolare che da Roma porta a Capua. Il percorso rimanente è stato realizzato in momenti successivi. Si parla di A Capua Beneventum e poi A Benevento Tarentum, preceduto da A Brundisio Tarentum. La Basilicata è racchiusa nel segmento A Benevento Tarentum. - C’è poi una terza strada che attraversa gli Appennini, la Via Annia (chiamata anche Aquila o Popilia) che della Lucania percorre il Vallo di Diano e la piana del Sele, più lunga e con pendenze significative. La prima tappa è nella stazione di Caesariana, nel comune di Lagonegro. Da qui la strada continua in corrispondenza dell’area del Monte Jadile e Serra Luceta, raggiungendo Rivello e il santuario lucano di Colla. La vecchia mulattiera attraversa località Mascalcia e prosegue fino alla costa tirrenica. Si raggiunge il comune di Nemoli per poi proseguire per Lauria fino a Castelluccio Inferiore, dove è collocata la statio di Nerulum, in posizione strategica tra la via Herculia e la via Annia Popilia. Da Nerulum la strada procede in direzione di Laino Borgo e Mormanno, abbandonando la regione lucana.
Agli inizi del III secolo d.C. si riconoscono ancora due itinerari diversi:
Il primo noto come A BENEVENTO TARENTUM, in cui la Basilicata rientra con le tappe Ponte Aufidi e Venosa;
Il secondo attraversa l’Ofanto, in corrispondenza del ponte di Santa Venere e, a Venosa, si incrocia con l’Appia, per poi volgere verso la valle del Bradano e Potenza sino al massiccio del Pollino, innestandosi sull’Annia.
In origine l’Appia transitava all’interno della colonia di Venosa, la cui uscita era dalla porta nordorientale, tra l’odierno cimitero, l’anfiteatro e il complesso della SS. Trinità, in direzione della stazione ferroviaria fino al tratturo da Aquilonia a Taranto per Melfi e Castellaneta. Lungo il percorso si collocano la necropoli suburbana della Maddalena e le catacombe ebraiche. In corrispondenza della fiumara e della stazione, la via si dirige verso Canosa e prosegue verso l’Ofantina. Esce dalla Basilicata dopo aver segnato il confine tra Venosa e Montemilone (Riserva della Mendula) fino a Spinazzola.
Indipendentemente dal punto di origine dell’Appia e dalla sua direzione, la strada procede in parte parallela alla “S.S. n. 168 Venosa”, all’altezza della masseria Sanzanello e in parte coincide con essa. Superata la valle della Spada, le si sovrappone la Via Herculia e con essa giunge tangente al Castello del Balzo, sfilando lungo la “tomba di Marcello” sul tratturo di Santa Maria degli Angeli, ora corrispondente a via Madonna della Scala.
Il cammino dei Sapori
Via Herculia
Via Herculia (III sec. d.C.). Sono 16 i comuni interessati dal suo passaggio: Melfi, Rapolla, Venosa, Barile, Rionero in Vulture, Atella, Filiano, Avigliano, Potenza, Pignola, Abriola, Sasso di Castalda, Marsico Nuovo, Marsicovetere, Viggiano, Grumento Nova, tutti in provincia di Potenza, con una variante per Anzi e Calvello, che superando il Sacro Monte, porta a Grumentum attraverso Viggiano.
La via Herculia si combina con varianti che disegnano nuovi percorsi, ai quali va ricondotta la diramazione da Venosa ad Acerenza, per Maschito e Forenza, attraverso il Salto dei Paladini. Dopo aver passato il Vallone Lapilloso, la strada attraversa longitudinalmente Ginestra e poi sentiero di Serra del Monaco e de la Lupara. Passa per la periferia di Barile, mantenendosi al limite delle località Titolo e Tratturo e si innesta su una diramazione dell’Appia. Dalle località Maruccio e S. Antonio la via, inizialmente un semplice sentiero, è ricoperta di nuovo dalla strada Statale fino a Rionero in Vulture. Poco oltre si transita nei pressi della Masseria Serra del Noce, dalle cui vicinanze proviene il sarcofago di Atella. Proseguendo troviamo la Fonte Catena, il castello e la masseria di Torre degli Embrici.
Nella rappresentazione della via Herculia riconosciamo due tracciati: uno da Venosa e parte di un altro, proveniente dalla Valle dell’Ofanto e composto da un tratto dell’Appia antica e dalla diramazione pedemontana da Rapolla a Barile per Rionero. All’altezza del castello di Lagopesole la via incrocia il tratturo della Croce del Monaco, da Atella per S. Ilario ad Avigliano e la valle il Magnone si innnesta sulla Statale n.93. All’altezza di Sarnelli (frazione di Avigliano) e della stazione di Castel Lagopesole, la via passa tangente al corso del Bradano superando Banzi. Poco dopo, in corrispondenza della frazione Montanaro (tra Avigliano e Pietragalla), raggiunge Lucos, vero e proprio crocevia tra le regioni Lucania, Calabria e Puglia. Alle pendici della collina di S. Nicola da Avigliano va verso Tolve, passando per Poggio d’Oro e Serra San Bernardo (Serra di Vaglio) e per l’antico santuario di Rossano di Vaglio.
Agli inizi del III sec. d.C. ci fu la prima progettazione come percorso unitario riconosciuto nella rete stradale imperiale, dalla tappa ad Equum Tuticum nel punto di incontro con l’Appia Traiana, la Minucia e l’Aurelia Aeclanensis, a quella di Nerulo, sull’Annia.
Sua antesignana è la strada da Equum Tuticum a Morano Calabro; superate le montagne irpine si avvicina alla valle dell’Ofanto e, oltrepassato il fiume, piega per Venosa e volge verso S. Opino. Raggiunge Potenza e si inoltra nell’Appennino Lucano.
Nel VI sec. l’Herculia, nel tratto da Venosa a Potenza, viene chiamata Vitalba, dall’omonima pianta arbustiva, e incontra la diramazione di collegamento con ab Regio ad Capuam; da Acerronia, nella Valle del Tanagro, prosegue fino a risalire il versante occidentale della Fiumara d’Isca. La sua prosecuzione in direzione opposta è rappresentata da un tratturo diretto a Monte Torretta, Pietragalla e Acerenza.
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